Giulia Maria Scrocchi vive la musica (e vive di musica) ma non basta. L’ha studiata (è laureata in musicologia, focalizzando i suoi studi sulla club culture e le sue subculture), continua ad assorbirla (in prima persona “sul campo” ricoprendo di volta in volta ruoli diversi in etichette discografiche, festival e concerti, nel marketing e negli uffici stampa), a promuoverla e ricercarla (attraverso la sua etichetta Deviant Pleasures, la rispettiva residenza su LYL Radio, panels e talk) e a diffonderla sulla carta stampata (oggi, per i tipi di t-mag).
Come la scrittrice Banana Yoshimoto che, provocando, dichiara di "non saper fare altro", Giulia è completamente immersa nel non-luogo musicale e non potrebbe essere altrimenti: abbraccia la corrente continua di stimoli sonori, che riesce a condensare e a trasmettere a chi la segue, attenta a tutto ciò che è nuovo ma con i piedi ben piantati in una tradizione – quella della techno drexciyana e della musica industriale – che ha dato vita a tante avanguardie sonore e che ancora, liquida, vive e si trasforma.
In sostanza: vive e osserva; “sente” per comprendere; racconta.